Aarin, un’adolescente nigeriana viene attirata in Italia con la promessa di un lavoro da parrucchiera con il quale mantenere i suoi cari. Le spese di viaggio sono coperte da madam (o maman) fino al saldo del debito. Dopo aver stretto l’accordo di segretezza e obbedienza con un Native Doctor (sacerdote) tramite un rito juju parte per l’Italia. Al suo arrivo viene costretta a prostituirsi subendo continue violenze da parte della maman e dai clienti.
Juju narra le vicende delle ragazze schiave, della loro vita e quotidianità in Italia, del sentimento di smarrimento, la violenza e la profonda solitudine le caratterizza.
Questo fumetto è frutto di una ricerca protrattasi per circa due anni, durante i quali ho esplorato anche diversi racconti e biografie. Per rendere la narrazione il più universale possibile e allo stesso tempo rispettare le vittime coinvolte e il loro vissuto, ho deciso di non concentrarmi su un caso singolo e trattare una biografia.
Juju è quindi graphic novel creato allo scopo di far luce sul fenomeno della tratta, una realtà spietata e oscura, che sfrutta le vittime per soddisfare gli impulsi di uomini consapevoli che di fronte a loro hanno delle schiave, intrappolate in una macchina da soldi, alimentata da una visione del mondo ancora permeata da schemi mentali radicati nel colonialismo.
Ho deliberatemente escluso immagini esplicite della violenza subita dalle ragazze, per preservare l'aspetto emotivo di un evento traumatico, evitando di banalizzare, "pornificare" o feticizzare il lavoro, ma soprattutto il trauma e gli abusi. Anche con l'intento denunciatorio, ho riflettuto attentamente sul possibile impatto ambiguo di immagini troppo cruente, consapevole che potrebbero generare una forma indesiderata di fascinazione nello spettatore, minando così gli sforzi di decostruzione e comprensione profonda del problema.
L'obiettivo non è quello di sensazionalizzare la violenza, né tanto meno di banalizzarla. Concentrandomi piuttosto sulla rappresentazione degli aspetti psicologici ed emotivi, come la dissociazione, ho cercato di mantenere un approccio rispettoso nei confronti delle vittime coinvolte, rispecchiando la complessità intrinseca degli argomenti trattati.
Questa è un'anteprima, parte del mio progetto di tesi per conseguire la laurea di secondo livello nel corso di Linguaggi del Fumetto presso l'Accademia di Belle Arti di Bologna.
Buona lettura!
Aarin, a Nigerian teenager, is lured to Italy with the promise of a job as a hairdresser to support her loved ones. Travel expenses are covered by a madam (or maman) until the debt is repaid. After entering into a pact of secrecy and obedience with a Native Doctor (priest) through a juju ritual, she departs for Italy. At her arrival, she is forced to prostitute, enduring continuous violence from the madam and the clients.
Juju recounts the stories of enslaved girls, their lives, and daily routines in Italy, characterized by feelings of confusion, violence, and profound loneliness.
This story is the result of a two-year-long research journey, during which I also explored various narratives and biographies. To make the narrative as universal as possible while also respecting the involved victims and their experiences, I decided not to focus on a single story, a biography, but to address a broader perspective.
"Juju" is therefore a graphic novel created to shed light on the phenomenon of human trafficking, a ruthless and dark reality that exploits victims to satisfy the impulses of aware individuals who have slaves in front of them, trapped in a money-making machine fueled by a worldview still permeated by colonial mentalities.
I deliberately excluded explicit images of the violence suffered by the girls to preserve the emotional aspect of a traumatic event, avoiding trivialization, "pornification," or fetishization of labor, trauma, and abuse. Even with a denunciatory intent, I carefully reflected on the possible ambiguous impact of overly graphic images, aware that they could generate an unwanted fascination in the viewer, undermining efforts of deconstruction and deep understanding of the problem.
The goal is not to sensationalize violence or to banalize it. Instead, I focused on representing psychological and emotional aspects, such as dissociation, while maintaining a respectful approach towards the involved victims, reflecting the intrinsic complexity of the issues addressed.
This is a preview, part of my thesis project to obtain a second-level degree in Comic Languages at the Academy of Fine Arts in Bologna.